sexta-feira, 28 de setembro de 2007

Nascere è un fatto

Luigi Pirandello

Nascere è un fatto. Nascere in un tempo anziché in un altro ve l'ho già detto; e da questo o da quel padre, e in questa o quella condizione; nascere maschio o femmina; in Lapponia o nel centro dell'Africa; e bello o brutto; con la gobba o senza gobba: fatti. E anche se perdete un occhio, è un fatto e potete anche perderli tutti e due, e se siete pittore è il peggior fatto che vi possa capitare.
Tempo, spazio, necessità. Sorte, fortuna, casi: trappole tutte della vita. Volete essere? C'è questo. In astratto non si è. Bisogna che s’intrappoli l'essere in una forma, e per alcun tempo si finisca in essa, qua o là, cosí o cosí. E ogni cosa, finché dura, porta con sé la pena della sua forma, la pena d'esser cosí e di non poter piú essere altrimenti. Quello sbiobbo là, pare una burla, uno scherzo compatibile sí e no per un minuto solo e poi basta; poi dritto, su, svelto, agile, alto.... ma che! sempre cosí, per tutta la vita che è una sola; e bisogna che si rassegni a passarla tutta tutta cosí.
E come le forme, gli atti.
Quando un atto è compiuto, è quello; non si cangia piú. Quando uno, comunque, abbia agito, anche senza che poi si senta e si ritrovi negli atti compiuti, ciò che ha fatto, resta: come una prigione per lui. Se avete preso moglie, o anche materialmente, se avete rubato e siete stato scoperto; se avete ucciso, come spire e tentacoli vi avviluppano le conseguenze delle vostre azioni; e vi grava sopra, attorno, come un'aria densa, irrespirabile, la responsabilità che per quelle azioni e le conseguenze di esse, non volute o non previste, vi siete assunta. E come potete piú liberarvi?
Già. Ma che intendete dire con questo? Che gli atti come le forme determinano la realtà mia o la vostra? E come? perché? Che siano una prigione, nessuno può negare. Ma se volete affermar questo soltanto, state in guardia che non affermate nulla contro di me, perché io dico appunto e sostengo anzi questo che sono una prigione e la piú ingiusta che si possa immaginare.

In: Uno, nessuno e centomila

sábado, 22 de setembro de 2007

Sono cent'anni

Nazim Hikmet

Sono cent'anni che non ho visto il suo viso
che non ho passato il braccio
attorno alla sua vita
che non mi son fermato nei suoi occhi
che non ho interrogato
la chiarità del suo pensiero
che non ho toccato
il calore del suo ventre

eravamo sullo stesso ramo insieme
eravamo sullo stesso ramo
caduti dallo stesso ramo ci siamo separati

e tra noi il tempo è di cent'anni
di cent'anni la strada
e da cent'anni nella penombra
corro dietro a te.

Cem anos

Faz cem anos que não vejo sua face
que não passo o braço
em torno de sua vida
que não me fixo nos seus olhos
que não interrogo
a claridade do seu pensamento
que não toco
o calor do seu ventre

estávamos juntos no mesmo ramo
estávamos no mesmo ramo
caídos do mesmo ramo estamos separados

e entre nós o tempo é de cem anos
de cem anos a estrada
e há cem anos na penumbra
corro atrás de ti.

Il più bello dei mari

Nazim Hikmet

Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.

I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.

E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.

O mais belo dos mares

O mais belo dos mares
é aquele que não navegamos.
O mais belo dos nossos filhos
ainda não cresceu.

Os mais belos dos nossos dias
ainda não vivemos.

E aquilo
que queria dizer-te de mais belo
ainda não te disse.

sábado, 15 de setembro de 2007

Paciência

Rainer Maria Rilke

Habe Geduld
gegen alles Ungelöste in deinem Herzen
und versuche,
die Fragen selbst lieb zu haben,
wie verschlossene Stuben oder ein neues Buch,
das in fremder Sprache geschrieben ist.
Forsche nicht nach Antworten,
die dir nicht gegeben sind,
weil du sie nicht leben kannst.
Und darum handelt es sich doch:
alles zu leben.
Lebe jetzt die Fragen!
Vielleicht lebst du dann eines neuen Tages,
ohne es zu merken,
in die Antwort hinein.

Tem paciência
com tudo não resolvido em teu coração
e tenta
amar as perguntas em ti
como se fossem quartos trancados ou
um livro novo escrito numa língua estrangeira.
Não busque as respostas
que não te podem ser dadas
porque com elas tu não poderás viver.
E por isso, trata-te de viver tudo.
Vive as perguntas agora!
Talvez te seja dado,
sem que percebas,
de viver até um longínquo dia
em que terás a resposta em ti.

À espera dos bárbaros

Constantino Kaváfis (1863-1933)  O que esperamos na ágora reunidos?  É que os bárbaros chegam hoje.  Por que tanta apatia no senado?  Os s...